Cinquantasette anni e tre generazioni. Dalla capostipite Pieretta fino ai nipoti Lorenzo e Marialuna oggi al timone. Furono precursori allora, portando per primi la cucina toscana alle porte di Milano. Nei decenni poco è cambiato «ad iniziare – come raccontano – dall’amore per la nostra terra e le sue tradizioni enogastronomiche, un patrimonio di ricette e storia che desideriamo tenere vivo e portare a conoscenza del pubblico milanese».
Un posto d’onore va alla carne: dalla fiorentina di chianina alle costate fino ai filetti cotti alla brace nell’antico camino che domina la sala principale. L’ occhio di riguardo è sempre rivolto alla stagionalità. «In queste settimane – continuano – protagonista è il tartufo bianco di San Miniato, che cresce sulle colline a cavallo tra le province di Pisa e Firenze.
Con il suo sapore avvolgente e moderatamente piccante, lo utilizziamo per valorizzare piatti come i tagliolini freschi ed il risotto alla Parmigiana, oppure con la nostra tagliata di filetto di chianina. Gli altri ingredienti principe sono i porcini che serviamo crudi in una speciale insalatina, impanati e fritti oppure all’interno di uno sfizioso tortino.
Il nostro chef li prepara anche come contorno cotti in padella, trifolati o solo cuocendo la cappella intera». L’accoglienza schietta e sincera ben si sposa con l’ambiente rustico da antica dimora di campagna: dall’ingresso con il pavimento in cotto ed il bancone in maioliche alle suppellettili d’altri tempi come i fucili da caccia e i pentoloni in rame.
Il benvenuto alla stagione si evince dalle cassette di funghi, di verdure e castagne in bella mostra che insieme all’esposizione dei vini decorano le quattro sale. In tutte si respira l’aria di genuinità e di un luogo che ha fatto la storia: dalle foto di un compleanno di Bearzot, al giorno in cui venne Diego Armando Maradona, a Gianni Rivera insieme alla giovane Pieretta. Quell’atmosfera e il profumo di quei piatti non sono mai cambiati.